Siamo tutte un po’ Maria?

Ho letto “Le sette parole di Maria” del Card. Gianfranco Ravasi da giovane donna, laica e senza figli. Mi sono affacciata al testo con una spiritualità che definirei timida, un cinque in greco sulle pagelle del liceo e una scarsa conoscenza dei testi sacri.
Eppure, per il primo episodio di Quello che le donne dicono, non avrei saputo immaginare storia più adatta. Maria, la benedetta tra tutte le donne.

Le vicende della vita di Maria sono cosa piuttosto nota: l’arcangelo Gabriele le appare in sogno e le annuncia che proprio lei, vergine e promessa sposa di Giuseppe, avrebbe concepito Gesù, il Figlio di Dio.
Cosa meno nota – almeno per i non credenti o gli scarsamente praticanti – è che Maria, nella Bibbia, parla. Lo fa solo sette volte, ma è come se fossero settemila, perché ogni suo verbo è pieno del più denso dei significati. Quasi come se avesse saputo che le parole a sua disposizione sarebbero state poche, e allora – in quelle parole – ci ha messo dentro tutto: la madre, la moglie, la santa, la donna.

Per approfondire realmente i sedici versetti dei Vangeli che danno voce a Maria, vi invito a leggere il libro del Card. Ravasi. Io, qui, mi limiterò a ripercorrere, in modo disordinato, una personale serie di emozioni e suggestioni.

Come sarà questo, perché non conosco un uomo?”, (Luca 1,34). La prima parola di Maria non è un’affermazione, ma una domanda. È la purezza di una vergine che si scontra con i giudizi maligni di chi la penserà un’adultera. È una curiosità innocente, un timore poetico e viscerale. È la paura dell’ignoto sconfitta dal coraggio della fede. È un abbandonarsi all’immensità della vita.

Ecco la serva del Signore; avvenga a me secondo la tua parola” (Luca 1,38). La seconda frase pronunciata da Maria è, in un certo senso, una prima eco femminista, l’affermazione di una parità che in fondo esiste. Orgogliosa, risolta, consapevole, è serva, come servi sono gli uomini, Abramo, Mosè, Giosuè, Davide.

E poi Maria diventa madre. E prova amore, che si accompagna alla paura. Prova orgoglio, che ammette anche lo sconforto. “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo” (Luca 2,48) è la storia di una dinamica comune, umana, emotiva. E’ una mamma preoccupata che vede il suo bambino crescere, è una moglie ansiosa che divide le angosce col marito. Ma, come spesso accade, poi si fida e affida al figlio. “Qualsiasi cosa vi dica [Gesù], fatela (Giovanni 2,5) non è forse sinonimo di “il mio compito è finito, hai tutti gli strumenti per andare per la tua strada. E io sono orgogliosa di te”?

Ho letto “Le sette parole di Maria” del Card. Gianfranco Ravasi da giovane donna, laica e senza figli. E dentro ci ho trovato un po’ di me. Ci ho trovato un po’ di tutte le donne. Coraggiose, timorose, fedeli, ambiziose, pacate, generose, complesse, complicate. E allora, forse, siamo tutte un po’ Maria, a nostro modo, nel nostro tempo. Siamo tutte un po’ Maria anche nel silenzio, che è la sua settima parola, la più significativa. Perché le donne, anche quando non dicono, dicono qualcosa.

Giulia Tosana