Quel che le donne bibliste trovano

da Il Sole 24 Ore – 5 maggio 2024 – di Gianfranco Ravasi.
In questo articolo il Cardinal Ravasi ci parla di una trilogia di volumi dedicati alla traduzione e commento del Nuovo Testamento curato da sei studiose.

Quando, oltre mezzo secolo fa, iniziavo i miei studi esegetici nel Pontificio Istituto Biblico di Roma, la più prestigiosa istituzione cattolica in questo ambito, una sola donna – in mezzo a una folla di ecclesiastici provenienti da tutto il mondo – sedeva su quei banchi. Era Maria Luisa Rigato, ammessa e sostenuta in questa scelta da uno dei più noti docenti di allora, Carlo Maria Martini, che sarebbe poi diventato l’arcivescovo di Milano. Quell’alunna, morta nel 2017, percorse tutto l’itinerario accademico accanto a me, superando i molteplici esami che, come le lezioni, si svolgevano allora in latino e divenne la prima biblista italiana in senso stretto.

Ora, invece, anche nel nostro Paese, in cattedra e nella ricerca esegetica si presenta una piccola folla di studiose di qualità, la cui bibliografia è ampia e apprezzata. Anzi, si conclude ora una trilogia di volumi dedicati alla traduzione e al commento dell’intero corpus neotestamentario, 27 libri che assommano 138.020 parole greche. A elaborare questo trittico sono state appunto sette bibliste, sotto la guida di una capofila, Rosanna Virgili: ne vogliamo elencare tutti i nomi, da Elena Bosetti a Emanuela Buccioni, da Annalisa Guida a Rosalba Manes, da Marida Nicolaci a Cloe Taddei Ferretti. Dopo i due tomi riservati ai Vangeli (2015) e alle Lettere di Paolo (2020), sempre presso la stessa editrice milanese Ancora, appare ora il commento al resto del Nuovo Testamento, cioè gli Atti degli apostoli, le Lettere cosiddette “cattoliche” (di Giacomo, Pietro, Giovanni e Giuda) e l’Apocalisse.

Naturalmente il metodo di base adottato è quello seguito prevalentemente anche dai colleghi maschi, cioè quello “storico-critico”. È “storico” perché cerca di identificare non solo il rimando alla storia sottesa alla Rivelazione biblica, ma anche i processi diacronici di produzione dei testi secondo tappe, destinatari, coordinate e situazioni vitali (tecnicamente il cosiddetto Sitz-im-Leben) differenti. È “critico” perché opera con l’aiuto di strumenti scientifici, dalla critica testuale alla ricostruzione della redazione dei vari scritti biblici così da coglierne i rispettivi messaggi. Si deve, però, osservare che in questi ultimi decenni si sono configurati altri metodi come quelli debitori delle scienze umane, cioè la sociologia, l’antropologia culturale, la psicoanalisi, o quelli legati a contesti specifici, ad esempio, la teologia della liberazione in America Latina o l’approccio femminista.

Si badi bene, “femminista” non è identico a femminile perché suppone un’ideologia e un’ermeneutica radicale orientate a smitizzare il testo biblico considerandolo come un prodotto elaborato da maschi per assicurarsi un dominio sacrale androcentrico. La lettura “femminile”, invece, ha diverse tipologie, ma sostanzialmente privilegia i passi biblici ove si evidenzia un rilievo della donna, talora selezionando una sorta di «canone nel Canone» dei testi scritturistici, oppure valorizzando soprattutto il Nuovo Testamento, liberandolo dalle maschere imposte dalla cultura patriarcale con cui è stato presentato. In genere, il metodo d’analisi rimane quello storico-critico sopra evocato, ma affiorano in alcuni crocevia testuali interpretazioni più attente a valorizzare la presenza, il significato e il ruolo della donna.

Nel caso del volume a cui facciamo riferimento interessante è, al riguardo, un excursus finale dal titolo emblematico “Matrix”, curato da Rosanna Virgili e mirato a esaltare una Chiesa donna, appunto “matrice”, simile a una famiglia, ove sfilano alcune figure femminili, come negli Atti degli Apostoli, ma anche tipologie ecclesiali femminili come nella Lettera agli Ebrei e in quelle denominate “Pastorali”. La Chiesa, perciò, in questi scritti «viene percepita non come un’istituzione di potere ma piuttosto come una donna generativa» che ama e insegna l’amore «al pari di una vera madre».

Problematica, invece, secondo la studiosa, sarebbe l’Apocalisse perché in essa, «il genere femminile è asservito a una funzione simbolica che obbedisce a stereotipi di genere consolidati: la donna o è sposa e madre o è prostituta». Una tesi che è affrontata anche nell’ampio e suggestivo commento a quest’opera neotestamentaria firmato da Marida Nicolaci che si interroga: «L’Apocalisse non è una storia per donne! Vero, falso o tutte e due?». E il rimando è a un saggio dell’americano T. Pippin, Death and Desire (1992) che con un certo eccesso non esitava ad affermare «Apocalypse is not a tale for women. The misoginy which underlies this narrative is extreme».

In appendice, riserviamo uno spazio ridotto anche ai biblisti maschi italiani che sempre più si stanno ritagliando una loro presenza autorevole nell’orizzonte esegetico internazionale, un tempo dominato dai tedeschi, ora soprattutto dagli anglofoni. Tra i tanti testi che approdano nelle librerie religiose scegliamo per una segnalazione un puntuale commento a un libro biblico fondamentale, l’Esodo, fatto di 16.712 parole ebraiche che gettano le fondamenta del popolo di Dio attraverso la liberazione dall’oppressione egizia, l’alleanza con Dio al Sinai e la legislazione sacrale e civile della nazione stanziata nella Terra Promessa.

A tradurre, introdurre e commentare il testo ebraico, che è pubblicato a fronte, è il torinese Germano Galvagno a cui si associa il collega campano Leonardo Lepore per le note strettamente filologiche che accompagnano il testo ebraico tradotto. L’opera si inserisce in un progetto generale – sempre di taglio storico-critico con vasti squarci teologici – intitolato «Nuova versione della Bibbia dei testi antichi» che comprenderà una sessantina di volumi così da costituire una preziosa biblioteca esegetica che si è già articolata in una serie di commentari editi in questi ultimi anni. Certo, a dominare qui sono due biblisti ma a questa impresa globale è associata anche una decina di donne esegete.