24 Giu L’architettura “a piedi scalzi”: la storia di Yasmeen Lari
«La mia è architettura scalza. L’ho chiamata così perché nel mio Paese i poveri non hanno le scarpe. Lavorano, camminano, vivono a piedi nudi. Ho capito che se volevo fare qualcosa di utile per loro, avrei dovuto togliermi le scarpe anche io e adottare il loro punto di vista».
Yasmeen Lari nasce a Dera Ghazi Khan, in Pakistan, nel 1941: dopo l’adolescenza trascorsa a Lahorè sotto dominazione britannica, decide di studiare Architettura e partire per l’Inghilterra. «Quando ho iniziato la carriera non ce n’erano di donne in posizioni importanti, non solo in Pakistan o nell’architettura, ma in generale».
All’età di 23 anni, rientra nella sua città natale e decide di aprire il suo studio: Lari Associates; nel 1980 fonda la Heritage Foundation of Pakistan, con l’obiettivo di preservare il patrimonio urbano del Paese.
Successivamente, la realizzazione del Pakistan State Oil House e del Finance Trade Center di Karachi fanno di Yasmeen un “archistar”; sulla scia delle grandi opere, nell’agenda di Yasmeen non sono mancati progetti più vicini agli ultimi: memorabile la realizzazione dell’Anguri Bagh a Lahore, il primo caso di edilizia popolare in Pakistan.
Nel 2005, un violento terremoto colpisce il Pakistan causando la morte di 80.000 persone e lasciando 40.000 famiglie senza una casa: Yasmeen decide di intervenire. «Non avevo mai lavorato con rifugiati, sfollati o persone disperate, che avevano perso tutto. Un’esperienza senza precedenti, ma anche una delle più straordinarie».
Dopo il terremoto del 2005, la Heritage Foundation si è adoperata per assicurare aiuti nei successivi terremoti nei conflitti interni al Paese dando vita, allo stesso tempo, ad un vero e proprio movimento: “barefoot social architecture”, l’architettura sociale a piedi scalzi.
Il merito di questo movimento, capeggiato da Lari, è stato quello di aver creato programmi di formazione per fasce di popolazione meno agiate, fornendo allo stesso tempo mezzi per affrontare una produzione su piccola scala: ogni villaggio si è così specializzato nella produzione di diversi oggetti come sapone e vasi in ceramica, dando vita così ad una classe di “imprenditori scalzi”.
Il merito di questa grande donna non risiede solo nell’aver introdotto una voce tutta al femminile nel mondo dell’architettura ma allo stesso tempo, nell’aver fatto del suo mestiere una “costruzione dell’uomo.” Che dire? Chapeu Miss Lari.
Ylenia Romanazzi