Il silenzio è la musica del mare

Ancora una volta a scrivere di fronte al mare, ad un tramonto. Il solito mare, il solito tramonto, il solito sguardo perso che cerca qualcosa all’orizzonte, che cerca poi cosa? C’è sempre questo bisogno di dire che si guarda l’orizzonte alla ricerca di un qualcosa, come se fossimo sempre a caccia di un perché che ci spieghi il presente. Questo continuo scavare fuori e dentro di noi finisce per toglierci le migliori energie ed è come se la bellezza che invochiamo ci sfuggisse repentinamente di mano, tanto da farci pensare “è il solito, meglio se continui a cercare”. Quante volte questo continuo incespicare ci fa perdere l’attimo, sempre così proiettati al futuro non riusciamo più a viverci il qui ed ora.

La natura ci trasmette un senso di perenne lotta, simile alla famosa voglia di trovare e di cercare, senza guardare dove veramente dovremmo scandagliare, cioè dentro noi stessi. Il bello non è fuori di te ma dentro di te, nello sguardo che metti sulle cose, nel senso che dai ad una luce.

Per scacciare dalla mente le nuvole, tiro fuori il cellulare. Premo play, parte la mia canzone preferita, sono sola, davanti a me soltanto il mare, con la sua melodia soave, mi accompagna, mi rilassa, mi fa tuffare dentro di me. Nuotare è un tuffarsi nell’infinito.

Tu puoi stare anche con venti persone, però il tuo rapporto con il mare è tuo. Ognuno ha il proprio mare, il mio si chiama Jonio e riporta storie di Greci e di Barbari, i guerrieri sognati e studiati. Anche oggi non accarezzo il mito di Achille, il mio eroe si chiama Ettore che lotta in una guerra che sa persa e muore per Astianatte e Andromaca e non per la gloria.

Sono gli uomini che attraversano il mare a farne musica. Quella di Ettore era la conchiglia e il vento. E quando il rumore del mare diventa musica è perché tu ci hai messo te stesso dentro. Guardare il mare mi spinge al silenzio, che trasforma in melodia il suo rumore. Credo che molti musicisti siano stati invitati da questa sensazione, che ha costruito i temi di alcuni capolavori, come “La Mer” di Claude Debussy.

Affondo una mano nella sabbia, il vento mi accarezza i capelli, osservo la maestosità di questa distesa d’azzurro dinanzi a me. Mi fa riaffiorare tanti ricordi. Mi riconduce alle mie origini. È come ritornare nel liquido amniotico che mi ha generato, fonte d’amore. Quando ritorno a Casa capisco di essere quasi arrivata quando da lontano scorgo il mare. In fondo il preferire sempre il posto vicino al finestrino è un po’ una scusa per poterlo ammirare per prima.

Mare è casa, è il posto dove vuoi tornare, dove ti basta andarci per stare meglio, mare è ancora, ma è anche la frontiera da attraversare e il punto da cui volare.

Non voglio violentare il silenzio.

I pensieri si disperdono tra la sabbia e il vento, ma ormai non li sento. Sono altro, sono altrove.

Anche il silenzio è musica e nel silenzio tutto parte e tutto ritorna, è questa la grande lezione del mare.
É come riscoprire che nello zero ci sono già tutti i numeri dell’infinito.

Alessandra De Canio