30 Nov Diritto alla malattia
Durante la pandemia di COVID, il diritto alle cure mediche non è stato sempre garantito. In tutto il mondo sono emerse problematiche diverse di accesso alle cure, dalla mancanza di assicurazione sanitaria all’insufficienza delle strutture ospedaliere. Le oggettive difficoltà del periodo hanno messo in secondo piano molti altri diritti e tutti coloro per cui sono indispensabili. Il diritto alla malattia, ovvero il diritto a essere malati, è stato tragicomicamente messo in ombra dal diritto a essere curati.
Eppure la vita di tanti cittadini è segnata da condizioni di malattia importanti, persino fra i giovani. Secondo l’Istat, il 3,5% degli iscritti alle scuole italiane sono disabili. Di questi, il 23% non ha partecipato alla DAD fra aprile e giugno 2020. Il sistema scolastico non riesce a reclutare sufficienti assistenti all’autonomia e alla comunicazione per sopperire ai loro bisogni. Il rapporto alunni-assistenti è superiore a 4 in Italia, e negli ultimi due anni il numero di alunni con bisogni educativi speciali è aumentato di quasi un terzo. Cosa ne sarà di questi studenti, non adeguatamente istruiti e afflitti da condizioni di malattia croniche, in un Paese in costante declino demografico? Potranno essere sostentati da una popolazione in cui solo un adulto su tre lavora a tempo pieno?
La situazione naturalmente peggiora nei Paesi con meno risorse e un’economia meno matura o a minore evoluzione tecnologica. Basti dire che secondo i dati ONU del 2005 (Department of Economic and Social Affairs) fra l’80% e il 90% delle persone in età lavorativa con disabilità risulta essere disoccupato, mentre nel Nord del mondo questa percentuale, pur altissima, scende fra il 50% e il 70%. Nell’Unione Europea, la percentuale si riduce ancora, ma in media il tasso di disoccupazione è comunque due o tre volte quello di individui sani.
Tutti coloro che vivono condizioni di salute precarie a causa di malattie croniche o disabilità sono spariti dai pensieri di società che non riescono più a sostentare neppure molti loro membri perfettamente in salute. Ciò non è inevitabile, ma sottoprodotto di un sistema economico il cui unico scopo è il guadagno massimo nel più breve tempo possibile tramite esternalizzazione dei costi, affidati al contesto. È un meccanismo parassitario che deseleziona economicamente ogni realtà che sostenga un qualsiasi tipo di perdite per il bene comune, ed è aggravato da una cultura di massa globale incentrata sul mito del benessere materiale a ogni costo, o in alternativa del successo e del riconoscimento sociale raggiunto con lavoro interminabile. In ogni caso, si badi bene che il mito moderno è sempre e solo individuale, quasi che il contesto non fosse un tutto con l’individuo agente. La malattia è solo un incidente di percorso per il mito, una pietra di inciampo da rimuovere al più presto e, con essa, chi ha la sfortuna di viverne la realtà. Che la realtà sia irremovibile, non è un problema immediato dell’individuo.
Giulio Maria Bianco