Ri-animare l’Europa partendo dal bello

Il nuovo umanesimo (e rinascimento) proposto da Bergoglio a Strasburgo

Parlando dell’Europa attuale il verbo giusto è proprio ri-animare.

Ad essa, infatti, occorre urgentemente ri-dare un’anima, cioè 02-12FOTOun orizzonte, un respiro che ci faccia sentire comunità e ci ri-dia una speranza di futuro.

L’attuale Europa è, infatti, veramente stanca, compressa, sempre più vecchia e – pensando ora, ahimè, in particolare all’Italia – colpevolmente colpita dalla desertificazione delle speranze dei giovani e meno giovani, in particolare quelle di coloro che hanno dai 18 ai 40 anni, soprattutto i volenterosi e attivi, che non sono moltissimi.

Francesco a Strasburgo parla della Scuola di Atene: affresco mirabile di Raffaello nel quale risuona la scuola del mondo, come Benvenuto Cellini definì la disputa tra Michelangelo e Leonardo.

Osservando attentamente l’affresco – paradigma di bellezza e intelligenza – si vede la rappresentazione di un mondo determinato (ricercato) dall’intelletto, dal sensibile, dalla ragione. Si tratta di un contesto nel quale tutti i pensanti, con le loro molteplici creative diversità, compongono un’unità: un sommo palazzo del pensiero – definito ma non chiuso tra mura soffocanti – nel quale la bellezza del senso si ricerca in ogni cosa.

Ecco, la scuola di Atene di Raffaello, nella quale Platone ha il volto di Leonardo da Vinci, è l’esaltazione della ricerca sulla stasi, sul dogmatismo, sul conformismo e via via pensando, sull’ipocrisia: una ricerca fatta da tutti, a comporre quel poliedro del quale parla Francesco, che si contrappone alla sfera omologante. In una formula: la bellezza policromatica, sinfonica contro la bruttezza dell’uniformità, monocolore e monocorde.

E’ passato qualche giorno dall’importantissimo discorso di Papa Francesco al Parlamento europeo. Lo giudico importantissimo non certo per cortigiana partigianeria (visto che ci troviamo su cortiledeigentili.com), ma lo giudico così da libero pensatore.

Quel discorso è una miniera, così come quello al Consiglio d’Europa, e occorrerebbe farne un libro di commento. Mi ci soffermo a distanza di qualche giorno, dopo che i primi commenti si sono purtroppo esauriti e il dibattito che avrebbe dovuto seguire ancora non si è sviluppato come dovrebbe.

Ma si sa: ormai succedono le cose, e nell’istante stesso che scompaiono dai media, si passa avanti, in una catena senza sintassi.

Il riferimento alla scuola d’Atene costituisce, a un tempo, la base e l’altezza di quanto ha voluto affermare Francesco. Il riferimento a Clemente Rebora, al Consiglio d’Europa, rafforza ciò che “esplode” con Raffaello, ma anche con Leonardo, Platone, Michelangelo, Aristotele, con i vari filosofi, i matematici, i fisici, gli artisti, i profeti che popolano l’affresco, tra cielo e terra, tra idea e azione.

Francesco è andato a Strasburgo a ri-animare e motivare secondo due idee: concepire la relazione e difendere la diversità nell’unità. Due cose: 1. l’uomo non è un individuo, ma una persona, cioè è un individuo in relazione. 2. L’Europa deve essere un corpo unito nella diversità (piccolo inciso: cos’è se non la laicità, tale unità nella diversità?).

Ebbene, come rianimare uomini e Europa? Attingendo all’identità profonda, che è ciò che forma il poliedro. E tale identità profonda è sommamente sintetizzata da quell’affresco, che è sintesi di intelligente bellezza.

Picasso disse: “Leonardo da Vinci ci promette il Paradiso, Raffaello ce lo dà”.

Una stanza oltre la scuola d’Atene c’è il Giudizio Universale di Michelangelo. Così, è nella riscoperta dell’uomo al centro (umanesimo), dell’uomo vitruviano di Leonardo, la svolta dell’Europa, che subisce invece, al centro del processo storico, la tecnica, che prescinde dalle conseguenze sul bene e sul male. E quindi sul bello, grazie al quale, scrisse Dostoevskij, ci salveremo. Cioè ri-nasceremo.

di Vittorio V. Alberti