26 Ott Ratisbona, fede e ragione. Suggestioni interculturali
Lo speciale “Quel che resta di Ratisbona” è a cura di Gabriele Palasciano. Un testo di Giuseppe Cognetti*.
Vorrei proporre delle riflessioni ispirate da un’attitudine filosofica “interculturale”. Un’attitudine che dialoga con gli orizzonti di senso di culture diverse da quella occidentale e che quindi, in prima istanza, ha bisogno di portare al livello della consapevolezza critica le proprie precomprensioni, i propri “miti”, appunto sollecitata dai paesaggi differenti che altri vedono affacciandosi – per usare una bella metafora di R. Panikkar – alla propria “finestra” sul mondo, e quindi dalle precomprensioni e dai miti degli altri.
L’argomento del Discorso di Ratisbona di J. Ratzinger è un aspetto del grande tema del rapporto fede-ragione riguardante la differenza fra la concezione islamica di un Dio così assolutamente trascendente da trascendere qualsiasi categoria umana, ragione compresa, e una certa concezione cristiana (di Tommaso d’Aquino, in particolare, ma non solo), esito del grande confronto con la filosofia greca, di un Dio-Logos del quale la ragione umana, il senso umano del vero, sia pure per entro una differenza infinita, sono uno specchio, un’analogia finita. Per questa concezione non agire secondo ragione è contrario alla natura intima di Dio, e sarebbe satanico, per esempio, voler convertire a forza gli “infedeli” con la violenza e la “guerra santa” (jihad), anziché convincerli col parlar bene e il corretto ragionare.
Non intendo intervenire su questo specifico problema di un confronto con la spiritualità islamica, ma sulla questione centrale posta da Ratzinger e relativa alla «necessità intrinseca» di un «avvicinamento fra la fede biblica e l’interrogarsi greco», supportata a suo parere da un luogo neotestamentario (At 16,6-10) e sull’ulteriore questione, entro un orizzonte interculturale, della necessaria o meno “deellenizzazione” del Cristianesimo.
L’incontro di quest’ultimo con il pensiero greco è un dato di fatto storico, a partire dal primo grande confronto attuato dai Padri della Chiesa, ai quali però premeva dimostrare la superiorità, a causa della Rivelazione, della visione cristiana, della fede, e che perciò utilizzarono la filosofia greca solo in quelle parti e per quegli aspetti che potevano svolgere una funzione propedeutica alla Verità rivelata, o fornire una strumentazione concettuale adatta a offrirle un sostegno razionale. Così, con diverse sfumature, fino all’altro grande confronto dell’Umanesimo, animato da una intenzione diversa, quella, si è detto, di ellenizzare il Cristianesimo. Si pensi alla tesi di Tommaso d’Aquino sulla ratio ancilla fidei, e sulla filosofia subordinata alla teologia. Scriveva Basilio di Cesarea: «Così come quando cogliamo i fiori dal roseto evitiamo le spine, così raccogliendo dai libri degli autori pagani quanto è utile ci difenderemo da ciò che è dannoso». In linea con questo, Ratzinger parla esplicitamente di «parte migliore del pensiero greco». […]
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*Giuseppe Cognetti insegna storia della filosofia e filosofia interculturale contemporanea all’Università di Siena. Oltre a vari studi sulla filosofia tedesca dell’Ottocento, sull’esoterismo e sul dialogo interculturale, ha pubblicato i volumi La dimensione del Cuore (Ediz. Istituto Stensen, Firenze 1993), L’Arca perduta (Pontecorboli, Firenze 1996), Oltre il nichilismo (Angeli, Milano 2003), La pace è un’utopia? La prospettiva di Raimon Panikkar (Rubbettino, Soveria Mannelli 2006), L’età oscura (Mimesis, Milano 2014), Con un altro sguardo. Piccola introduzione alla filosofia interculturale (Donzelli, Roma 2015), Per un nuovo umanesimo. Itinerari (Mimesis, Milano 2016). È consigliere dell’ASFER e docente della Scuola superiore di filosofia orientale e comparativa di Rimini. Ha diretto un Master sulla formazione al pluralismo religioso e organizzato convegni nazionali e internazionali sul dialogo interculturale e interreligioso. Dal 2009 è vicepresidente del CIRPIT, Centro Interculturale Raimon Panikkar, membro della Direzione della Cirpit Review e della Collana Triquetra (Mimesis ed.). Esperto di discipline orientali, conduce da anni a Siena un Laboratorio di didattica Yoga e Taiji Quan associato al suo insegnamento ed è insegnante dell’ITCCA (International Tai chi chuan Association).