Notturno italiano

Le inquiete conclusioni sul Cortile degli Studenti inducono a domandarsi se quest’inquietudine possa effettivamente costituire ciò che inter-essa i giovani, ciò che può essere tra- noi e loro. Pensiamo di sì, nonostante essa sia spesso associata a fenomeni caotici, oscuri. E sia perché le domande inquietanti interessano i giovani come parte di una fase che essi stanno consapevolmente attraversando e nella quale pongono domande attraverso cui cercano – a volte ferendo gli interlocutori – delle risposte; sia perché i giovani, guidati con mite autorevolezza (1Pt 3,15), possono divenire consapevoli che proprio ciò li riguarda, pur quando inconsciamente rimuovono tali domande in mutismi che richiedono agli stessi adulti di essere provocati, scoperti, a volte feriti – ma solo mediante catarsi ben regolate.

L’interesse infatti può sorgere (con esiti positivi o negativi) ogniqualvolta il ragionamento, il logos, scenda dia-, in profondità, nel profondo, in quella che Ivano Dionigi ha chiamato la “riflessione ‘notturna’” (e che Galimberti chiamerebbe l’indifferenziato, appunto il sacro), laddove tutti – ha ricordato Enzo Bianchi – sono in ricerca. In questo che è il nostro notturno link, possiamo sì scoprire, secondo il card. Ravasi, l’Assenza (nostalgica), finanche il Vuoto (nichilista), e quindi essere in tensione, inquietarci – cercando, aggiungerei, di non addormentarci “tipo gli apostoli al Getsemani” (Caparezza link -, ma possiamo anche vivere queste ferite come feritoie sull’Assoluto: “Ho scoperto che il colore buono è il bianco perché rimane fedele, il resto si ribella … quando sono insieme i colori cospirano … però i colori sono belli visti da dietro … e se hai la chiave vedi i colori più belli, gli spettacoli, i più belli, li ho visti anch’io, però tanto tempo fa. Non so quanto tempo è passato. Facevo il professore. C’era una crepa sul muro vicino alla mia lavagna. Io stringevo l’occhio e guardavo il fiore del grano. Notte e giorno, giorno e notte, con il naso incollato al muro. Poi ho deciso di entrarci nella crepa, perché bisogna capire nella vita … bisogna capire nella vita!” (‘Uomo d’acqua dolce’).

Tale abisso di altezze è stato evocato durante il Cortile di Assisi dalla doppia testimonianza che ha chiuso il dialogo tra il Cardinal Ravasi ed il Presidente Napolitano: il punto più alto, a detta di molti, dei Cortili fin qui svolti. Talmente toccante e altamente commovente che “bisognerebbe far studiare nelle scuole ciò che si sono detti il Cardinal Ravasi e il Presidente Napolitano” (O. La Rocca). Nel suo notturno http://www.youtube.com/watch?v=WnFs85pLmj4, infatti, il Cardinal Ravasi ha fatto risuonare pubblicamente la confessione di aver vacillato nella fede, subito aggiungendo – a consolazione dei credenti presenti – che il dubbio, l’assenza, l’oscurità, addirittura il vuoto, sono paradossalmente fenomeni di cui ci narra proprio la Bibbia, sia nella lotta di Giobbe con Dio, sia nell’invocazione del Padre da parte di Gesù crocifisso: il rischio della fede, la fede come rischio. Come in un perfetto controcanto, il notturno http://www.youtube.com/watch?v=YGRO05WcNDk del Presidente Napolitano ha dapprima rievocato il suo essersi distaccato da una prassi religiosa giovanile che non rispondeva ai grandi interrogativi per aderire ad una prassi politica chiusa però ad essi; quindi ha dubitato proprio di questo suo essersi chiuso al lume della Grazia senza porsi più quelle domande, infine ha esclamato: “Ma non è finito!”. A suggerire, con sapienziale autoironia, di aver trovato su cosa esercitare il proprio pensare in previsione della fine (poi non verificatasi) del settennato presidenziale.E della notte di un giovane, vissuto secoli fa, ci ha narrato un altro maestro che ha preso la parola ad Assisi, il regista Ermanno Olmi. Egli si è soffermato sulla prima notte del giovane Francesco ormai spoglio di tutto, domandandosi, con ‘voce di silenzio sottile’, cosa sia nato dentro Francesco durante quella notte in cui fu veramente solo, senza luna nel cielo né traccia di sentiero, quando Dio fu per lui, forse, veramente Sconosciuto. Da questa solitudine, affatto disperata, è rinato il nuovo Francesco! “E noi?” – ha proseguito Olmi -, viviamo ‘certe notti’ http://www.youtube.com/watch?v=J4HgYEhAf4g nella cui solitudine capiamo di poter cambiare vita? E nelle difficoltà, a chi ci rivolgiamo se non a quel Mistero in cui cerchiamo di stanare un Dio che però non si fa sentire né vedere perché si è già rivelato? Magari in certi piccoli dettagli rispetto ai quali il nostro compito è solo quello di lasciarli essere?A questo punto, però, dobbiamo anche chiederci se questo luogo onirico (‘dionisiaco’?), con il suo assottigliare le differenze, si è rivelato essere distruttivo o ricreativo. In realtà – ha risposto il rettore Dionigi durante l’hangout di Assisi http://www.youtube.com/watch?v=1WllrpcZrs0 cui ho partecipato (24:02) -, questo triplice finale da brivido “ha rimesso in moto, in cammino le persone”, in quanto, “per scendere in profondità, nel cuore delle visioni differenti, c’è bisogno di mettersi in discussione e di farsi coinvolgere totalmente” (R.Luise), accogliendo “la sfida e il rischio di farsi trafiggere dal punto di vista altrui” (E.Affinati). E come poteva essere altrimenti? Come poteva il Cortile del ‘giullare di Dio’ non essere, se possiamo concederci del lieve umorismo mutuando da una canzone di Caparezza http://www.youtube.com/watch?v=iGZE6wBSAVw, una “messa in moto”? Questa è la speranza riposta nel Cortile dei Gentili: un cantiere che risponda ad un’elaborazione culturale che manca. Nulla di più, ma nulla di meno…

sergio.ventura@cortiledeigentili.com