L’inchino…

Ci sono momenti della storia in cui la Chiesa cattolica è capace di stupire, infrangendo schemi consolidati e introducendo comportamenti nuovi e inattesi. Fu così quando Pio XII si recò nel quartiere di san Lorenzo devastato dai bombardamenti; quando Giovanni XXIII andò a trovare in visita i detenuti a Regina Coeli e convocò, a sorpresa, il Concilio. Quando Paolo VI, pochi mesi prima di morire, scrisse una lettera agli “uomini delle Brigate rosse”, supplicandoli di liberare senza condizioni il suo amico di sempre Aldo Moro. Quando Giovanni Paolo I parlò di Dio come madre; quando Giovanni Paolo II chiese perdono per gli errori e le colpe della Chiesa nei secoli. Quando Benedetto XVI ha rinunciato al pontificato per il bene della Chiesa. Quando i cardinali hanno scelto Bergoglio che ha deciso di chiamarsi Francesco. Forse è proprio grazie a questi gesti inattesi che la Chiesa, nonostante gli scandali e le opacità, mantiene il suo ruolo di lievito dell’umanità. La capacità di stupire: quello che i credenti chiamano, nei secoli, il soffio dello Spirito.

Maria Grazia Giordano

A ciò ci inchineremmo, se quella sera del 13 Marzo del 2013 non fossimo stati preceduti anche in questo. Ad un certo punto, infatti, l’inaudito, lo ‘squilibrio’: “Vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica. La preghiera del popolo che chiede la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in silenzio q-uesta preghiera di voi su di me” – e Francesco s’inchina, a lungo…

S’inchina? Di fronte al popolo? Sì, sì e no, no! S’inchina non per ricevere dal popolo la benedizione di Dio, ma s’inchina sicuramente per evidenziarla come frutto della preghiera di un popolo peraltro ancora non benedetto. Una nuova ‘rinuncia a quel potere’ a cui aveva appena ‘rinunciato di rinunciare’. Uno stile, dunque. Quello dell’inchinarsi – che è un altro nome dell’essere misericordiosi. Come non andare subito con il pensiero alla potentissima immagine letteraria dell’inginocchiarsi come massimamente rappresentativa dell’uomo misericordioso?

All’inizio de I Fratelli Karamazov (Parte prima, Libro secondo), in una “riunione sbagliata” presso lo starec Zosima, nel momento in cui il figlio primogenito Dimitrij ha puntato l’indice contro il padre Fedor – che ribattendo lo ha accusato di parricidio -,

“tutta questa scenata, giunta al colmo del subbuglio e dell’indecenza, cessò nel modo più inatteso. D’improvviso, si levò in piedi lo starec … avanzò alla volta di Dimitrij e, giuntogli accosto, si lasciò cadere innanzi a lui in ginocchio … Quando fu sui ginocchi, lo starec si prostrò ai piedi di Dimitrij con un’armonica, esatta, ben consapevole riverenza, e fin colla fronte aderì al suolo … – Perdonate! Perdonate tutti! – diss’egli, inchinandosi in tutte le direzioni, ai suoi ospiti. Dimitrij restò qualche istante come folgorato: a lui una riverenza fino ai piedi? Che poteva significare? Alla fine, bruscamente proruppe: – Oh mio Dio! – e chiudendosi il viso fra le mani, , si slanciò fuori dalla stanza. Dietro a lui si precipitarono in folla tutti gli altri visitatori, tanto confusi da non prendere neppure congedo dal padron di casa. Solo i due ieromonaci s’appressarono là per riavere la benedizione. – Cos’è stata quella riverenza fino a terra; è stato un qualche simbolo forse? – provò a riattaccare discorso Fedor, che di colpo, chissà perché, si era tutto ammansito …”.

Passando dal polmone ‘ortodosso’ a quello ‘cattolico’, meno tragico forse ma più umoristico, la buenos aires non cambia. In principio de I Promessi Sposi (Capitolo IV), fra’ Cristoforo va al palazzo del fratello del nobile da lui ucciso per offrire le proprie scuse:

“Quando vide l’offeso, affrettò il passo, gli si pose in ginocchioni ai piedi, incrociò le mani sul petto e chinando la testa rasa disse queste parole: – … -. Tutti gli occhi erano immobili sul novizio e sul personaggio a cui egli parlava; tutti gli orecchi eran tesi. Quando fra’ Cristoforo tacque, s’alzò per tutta la sala un mormorio di pietà e di rispetto. Il gentiluomo che stava in atto di degnazione forzata, e d’ira compressa, fu turbato da quelle parole; e, chinandosi verso l’inginocchiato: – alzatevi – disse con voce alterata – l’offesa … il fatto veramente … ma l’abito che portate … non solo questo, ma anche per voi … S’alzi , padre … mio fratello … non lo posso negare … era un cavaliere … era un uomo … un po’ impetuoso … un po’ vivo. Ma tutto accade per disposizione di Dio. Non se ne parli più. Ma, padre, lei non deve stare in codesta positura -. E presolo per le braccia lo sollevò. Fra’ Cristoforo, in piedi, ma con il capo chino, rispose: – io posso dunque sperare che lei mi abbia concesso il suo perdono? – … – Perdono? – disse il gentiluomo. – Lei non ne ha più bisogno. Ma pure, poiché lo desidera, certo, certo, io le perdono di cuore, e tutti … -. – Tutti! tutti! – gridarono a gran voce gli astanti … Il gentiluomo, vinto da quell’aspetto, e trasportato dalla commozione generale, gli gettò le braccia al collo e gli diede e ricevette un bacio di pace … Il fratello dell’ucciso e il parentado, che s’erano aspettati d’assaporare in quel giorno la triste gioia dell’orgoglio, si trovarono ripieni della gioia serena del perdono e della benevolenza. La compagnia si trattenne ancor qualche tempo, con una bonarietà e con una cordialità insolita, in ragionamenti ai quali nessuno era preparato, andando là. Invece di soddisfazioni prese, di soprusi vendicati, … la riconciliazione, la mansuetudine furono i temi della conversazione … Partita la compagnia, il padrone, ancora tutto commosso, riandava tra sé con maraviglia ciò che aveva inteso, ciò ch‘egli medesimo aveva detto: e borbottava tra i denti: – diavolo di un frate! (bisogna bene che noi trascriviamo le sue precise parole) – diavolo d’un frate! se rimaneva lì in ginocchio, ancora per qualche momento, quasi quasi gli chiedevo scusa io che m’abbia ammazzato il fratello -. La nostra storia nota espressamente che, da quel giorno in poi, quel signore fu un po’ men precipitoso, e un po’ più alla mano”.

Alla mano. Come Papa Francesco. Chissà, quindi, che quest’azione dell’inginocchiarsi misericordioso non provochi sani choc conoscitivi (P.Ricoeur) e, perché no, kenotiche imitazioni affinché “si pieghi ogni ginocchio dei cieli, della terra e dei sotterranei” (Fil 2,10).

sergioventura@cortiledeigentili.com