L’ ‘Enciclopedio’ musicale…

Per usare un linguaggio caro ai giovani, quello musicale, vorremmo commentare, alla luce delle considerazioni espresse nel post Nickname: ‘Illumi-mystic’… e L’ ‘In-Assente’…, due canzoni ‘pescate’ nei diversi – ma non del tutto dissimili – mondi del rap e del cantautorato italiano.

Alcuni anni fa, inseguendo con gli studenti le vorticose rime di Caparezza, scoprimmo questa canzone paradossale: ‘Uomini di molta fede’ (link). Un ‘Salvemini’ delle origini che sembra aver fatto esperienza di quello che “se non è un richiamo sarà un ricamo sull’anima”, ma che si autodefinisce comunque un Pagano, seppur in attesa del suo san Paolo.

E’ perciò straordinaria la sua capacità nel mettere in rime (e che rime!) la maggior parte delle scene neotestamentarie, dimostrando inoltre una tale comprensione del senso profondo di questi brani che molti sono stati spinti ad ascriverlo tra i credenti. A noi basta, e non è poco, il bel paradosso di un non credente capace magistralmente di narrare in versi l’esperienza evangelica!

Sembra che in una recente intervista abbia risposto alla domanda “Quale canzone del tuo repertorio vorresti non aver scritto?”, affermando “Uomini di molta fede. Più che altro non la sento più mia e non la eseguo più durante i concerti. Sono diventato più riflessivo. Sto eliminando i preconcetti e giudico molto di meno, ormai diciamo che mi dirigo verso l’apostasia che conduce allo gnosticismo; però non è che non vorrei averla scritta eh, vorrei averla scritta perché fa parte di un percorso, ma insomma non credo che la canterò più”. A voi l’interpretazione della frase…

Preghiera in Gennaio (link)!Che dire di questo capolavoro assoluto dedicato all’amico (suicida) Luigi Tenco? Non la prima canzone di De Andrè, bensì la prima del primo album ufficiale (‘Volume 1°’): chiaro ne è il valore evocativo. Soprattutto alla luce dell’ultima canzone (‘Smisurata preghiera’) contenuta nell’ultimo album (‘Anime salve’). Anche qui ci troviamo di fronte al paradosso di un non credente (almeno all’epoca della canzone) capace non solo di costruire una commovente invocazione a Dio, ma di veicolare mediante essa anche un contenuto teologico molto preciso e provocatorio: a partire da quel bellissimo Dio di Misericordia, tre volte ripetuto.

Certo, si può discutere del suicidio letto come atto di coraggio – ma compiuto in reazione ad un contesto fatto di oltraggi, odio e ignoranza -, così come si può discutere della non esistenza, o meglio, dell’esistenza dell’inferno solo per chi ne ha paura – quasi a dire che esso è una proiezione, di solito riguardante gli altri, da parte di una coscienza non troppo pulita -. Resta il fatto, però, che in quei primi anni ‘60, mentre De Andrè era censurato dalla Radio pubblica, questa sua canzone veniva trasmessa, apprezzata e discussa – sentite un po’ – proprio su Radio Vaticana…

sergio.ventura@cortiledeigentili.com