Julia Kristeva: l’identità non è un culto, ma una domanda. La cultura d’Europa per batterne la crisi

Il Cortile dei Gentili deve vigilare, credo, su una questione fondamentale: non assecondare una sorta di ideologismo buonista del dialogo. In altre parole, va benissimo rivolgere continui inviti al dialogo, ma occorre sempre – e ora più di prima – entrare nei temi con una variegata gamma di registri espressivi: colloquiale, accademico, giornalistico, artistico, razionale ed emozionale, senza fermarsi al solo encomio dell’idea del dialogo, un encomio direi a volte moralistico e formale che aligna in tanti luoghi e momenti del pubblico dibattito, senza poi assumere forma effettiva (aggiungo che spesso prende forma solo per strumentalizzazioni interessate, non proprio nobili). Ebbene, la forma del dialogo vero non può che essere la dialettica (il prossimo non sei tu, il prossimo sono io. Dico meglio: la mia capacità di farmi prossimo, di approssimarmi a te, senza pretendere di modificarti e assimilarti a me, altrimenti non saremmo distinti ma identici e, dunque, non varrebbe più il pregio del dialogo, che di fatto è un affare tra diversi). Inauguro, pertanto, il blog della nuova veste grafica del sito del Cortile con una piccola ma importante segnalazione su Julia Kristeva (invito a visitare il suo sito www.kristeva.fr), filosofa, scrittrice e psicalanista francese di origine bulgara, di grande acume, che pochi giorni fa (Avvenire, 23 giugno 2013) ha pubblicato una riflessione sul tema dell’Europa. Kristeva, con il consueto atteggiamento costruttivo (merce rarissima in questi tempi grami e depressi) invita alla creazione di un’Accademia per l’Europa che stimoli il multilinguismo, la creatività culturale, la nascita di premi letterari, la composizione di opere dell’ingegno. Per quale ragione? Per tornare e rilanciare un’idea di Europa che, negli ultimi anni, si è purtroppo deteriorata. La prospettiva mi sta molto a cuore perchè, come studioso di filosofia, mi occupo di temi sui quali Julia Kristeva concentra la sua riflessione: l’intreccio tra umanesimo non religioso e umanesimo religioso, in vista di un nuovo umanesimo che, lo dico in breve, definisca una cultura ideale scevra da integrismi, ideologismi e fideismi, che dia linfa al presente e al futuro affamati di pensiero (che fondi, in buona sostanza, il da farsi da ora in avanti. Siamo infatti tutti consapevoli che le soluzioni tecniche non bastano più, dunque occorre ripartire dalla cultura, dal pensiero, dai fondamenti filosofici). Così, cito la Kristeva: “una cultura fondata su dialogo e ricerca perenne”. E ancora: “La crisi economica fa paura. Bruxelles è vista solo come burocrazia”. Infine: “Tutti prestano culto alla propria identità. Lo spazio europeo è l’unico ambito al mondo dove l’identità non è un culto, ma una domanda: “chi sono io, se c’è l’altro? Che cosa posso fare per ascoltarlo?”. Bene. Questa è la base. Ora, seguendo la preziosa indicazione di Julia Kristeva, occorre attivare la dialettica (anche aspra) sulle infinite questioni che ci attendono. Che lo si faccia con creatività e rigore! Io presto metterò in confronto le figure di Socrate e Gesù, di Matteo Ricci e Bartolomè de las Casas, di don Quijote e Cervantes.

di Vittorio V. Alberti