Il Cortile dei Gentili riflette sui confini della vita

Venerdi 23 maggio presso la Sala della Regina in Montecitorio, per iniziativa congiunta della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) e del Cortile dei Gentili, medici, giuristi, teologi, filosofi, credenti e non credenti, discuteranno sul tema delle cure alla fine della vita alla ricerca di ciò che li accomuna, non di ciò che li divide.

Il “confine” della vita umana – la morte – è ineludibile e si prospetta ogni qualvolta ci si deve confrontare con una malattia grave, acuta o cronica, che di questo confine è la più immediata espressione.

In Italia e nel resto dei paesi occidentali, i miglioramenti delle condizioni di vita e della qualità dell’assistenza sanitaria hanno determinato, negli ultimi decenni, un progressivo allungamento della vita media.

Questi risultati hanno però contribuito da un lato ad alimentare il mito di una medicina in grado di sconfiggere definitivamente morte e malattia, dall’altro hanno indotto una costante crescita del numero dei malati affetti da patologie degenerative, in particolare da insufficienze croniche funzionali (neurologica, cardiaca, polmonare, renale, epatica).

Gli uomini continuano in realtà ad ammalarsi e morire.

Nella fase finale delle malattie degenerative si pone il problema di equilibrare i nuovi poteri d’intervento messi a disposizione dalla tecnologia medica e dalla farmacologia (le cure intensive) con la qualità della vita residua che si può ancora garantire a questi malati.

In sintesi, il rischio è che la medicina moderna e le scienze che la supportano, se applicate in modo sproporzionato, possano dilatare il territorio del “confine” tra la vita e la morte, trasformandolo in una dimensione senza tempo e in un prolungamento della fase terminale gravato da intense sofferenze.