Il Cortile dei Gentili e il Male: lo sguardo dei bambini

Sebbene il campione utilizzato per rispondere a questa domanda risulti assai limitato riguardo all’ambiente di provenienza dei bambini intervistati, tuttavia la fascia di età prescelta ( quella scolastica, elementare e media) e un notevole riproporsi di talune risposte offrono un quadro abbastanza significativo della percezione del “male” a quell’età: tanto da far pensare che risposte in gran parte simili si otterrebbero spostandoci in ambienti geograficamente e socialmente diversi.

Il materiale è stato raccolto nelle scuole di Roma – Istituto Comprensivo Virgilio: scuola primaria “A. Cadlolo”, scuola primaria “G. Grilli”- e di Napoli – 48° Circolo Madre Claudia Russo (in zona Barra); 64° Istituto comprensivo Rodari Moscati (in zona Miano). Due quartieri dunque a forte disagio sociale e in mano alla Camorra. Se si aggiungono le risposte raccolte nel Rione Sanità di Napoli e in due centri di accoglienza ( la Comunità Papa Giovanni XXXIII di Don Benzi e Mamma di Casa Famiglia) si deve presumere che la scelta sia stata proprio quella di individuare come sia percepito il “male” là dove il male è socialmente più presente ed ha alcune specificità. E ciò sembra trovare conferma nella scelta di un altro contesto, quello dell’Ospedale Bambin Gesù, dove il male è soprattutto, ma non solo, malattia.

Come dicevo, però, le risposte raccolte hanno molti caratteri comuni, a prescindere direi dall’ambiente, e vale la pena di tentarne una sistematizzazione.

Per far questo occorre che anche noi riflettiamo sui diversi significati che la parola “male” assume nel linguaggio a seconda dei contesti: “mi fa male” indica normalmente un dolore fisico,ma eventualmente anche morale; “è male” esprime un giudizio morale su una certa azione o pensiero, ma può esprimere anche una valutazione negativa di circostanze indipendenti dal singolo, una conseguenza di fatti sociali o collettivi, o anche di fatti naturali ( la miseria, l’emarginazione, la guerra, ma anche una morte, una malattia, un terremoto, un’alluvione).

Se poi si parla de “il male” si procede ad una astrazione ed assolutizzazione ( le forze del male, la lotta tra il bene e il male) in cui anche noi adulti ci perdiamo, perché quella espressione ricomprende tutte le cose sopra dette e insieme le origini del male e la sua natura endemica.

Bene, è sorprendente come alcuni bambini, non pochi, si mostrino particolarmente tentati dalla ricerca di questa idea astratta e assoluta del male, e come cerchino di rappresentarlo anche con colori e immagini.

“Il male è una parte oscura”, dice un bambino, e gli fanno eco alcuni compagni: “il male è il buio”, “il male è brutto e i suoi colori sono il rosso e il nero”, “il male è un’ombra misteriosa e tetra” è “una macchia scura”, “una cosa buia e tenebrosa che non si può controllare.Non la possiamo né guardare né toccare”. Aggiunge un bambino delle elementari di Secondigliano: “per me il male è il colore più brutto , il colore nero”. Più articolati e poetici i suoi compagni: il male “è una casa nera senza luce e senza amore” o “un prato senza fiori e senza colori”, “un cielo grigio pieno di nuvole”, “un mare arido, secco,morto”, “un’arancia schiacciata, nera, senza gusto”.

Non si tratta però solo di immagini. A queste immagini si ricollega l’idea delle origini del male, che “è una cosa che viene nel cuore”, è “il buio dentro di te”, “un atto di tristezza, odio e oscurità”, “una nebbia maligna che si insinua nelle crepe dell’anima”(così un bambino di I media di Roma), è “odiare le persone” , è “l’odio che si genera tra gli esseri umani”, “non è altro che sofferenza, gelosia e cattiveria”.

Una forma di cattiveria è l’egoismo, “quando qualcuno pensa solo a se stesso e addirittura rischia di passare la vita da solo, quando una persona non prova compassione per nessuno strafottendosene di tutto e passa la vita nella asocialità”, come dice un bambino del Rione Sanità, ripreso da un altro di Barra per il quale il male è “essere egoista, non avere rispetto verso gli altri, non aiutare le persone in difficoltà”: questo egoismo, aggiunge un bambino della scuola media di Roma,può portare a “voler raggiungere un obbiettivo di potere attraverso mezzi illeciti” a “voler avere tanti soldi e fare tutto per averli” (elementare Roma), sicchè il male “sono le persone che vogliono comandare in tutto il mondo, e alcune persone soffrono per colpa loro”.

Nel riferimento alla solitudine, alla asocialità dell’egoista , c’è una intuizione che trapela anche in altre risposte: il male fa male non solo alla vittima ma anche al carnefice, perché “entra dentro di te e neanche te ne accorgi” e “non si vuole più bene” come dice un bambino delle medie di Secondigliano, drasticamente assecondato da una sua compagna delle elementari, per la quale “il male è uccidere l’amore”.

C’è un rimedio al male, ed è il pentimento e la richiesta di perdono. Lo dicono i bambini di una scuola elementare di Roma, ma, precisa uno di loro, bisogna dimostrare di essere veramente pentiti: se non lo sei, se non lo fai, aggiunge un altro, il male resta dentro di te: “il male è quando dici delle brutte parole a qualcuno e non gli chiedi scusa e ti senti il dolore dentro il cuore”. Anzi, “il male è non pentirti di aver fatto qualcosa di male”.

Dal male, inteso come egoismo, cattiveria , sopraffazione scaturiscono i vari mali, elencati alla rinfusa, senza una graduatoria di gravità. Questo succede specialmente nei più piccoli, sensibili agli insegnamenti che ricevono o ispirati dalla esperienza del male che essi stessi possono fare o subire. Quanto all’insegnamento, quello religioso è il primo che si evidenzia, in particolare nei bambini della elementare di Roma, dove il male è bestemmiare, disobbedire a Dio e obbedire al Diavolo, o, come dicono alcuni bambini di Barra, non credere in Dio,non seguire la Chiesa, non pregare in chiesa. Insieme alle bestemmie vengono ricordate le parolacce, il disubbidire ai genitori, il far arrabbiare la maestra, il non rispettare le regole, non studiare.

Quanto poi all’esperienza personale del male, praticato o subito, il bullismo è tra i più ricorrenti, citato sia con quel nome sia, indirettamente, con il “ridere di te” e “prendere in giro le persone”, soprattutto quelle più deboli e povere (Barra e Rione Sanità) o quelle con un colore della pelle diverso (Barra). Il bullismo è, insomma, un atto discriminatorio. “Il male, dice un bambino di11 anni, del Bambin Gesù, è quando qualcuno ti ferisce perché sei diverso”. “ Diverso” può voler dire anche essere piccolo, perché lo stesso genere di dolore che dà l’essere preso in giro lo dà il comportamento dei grandi “che ridono quando ti sgridano” (scuola media Roma). Perchè in fondo il male, e lo dicono più bambini dei vari gruppi, è la mancanza di rispetto per gli altri.

E infatti male è anche parlar male delle persone, tradirne la fiducia, metter fine ad una amicizia. Ecco allora la condanna dei litigi, con i compagni o con i fratelli, sia verbali che fisici (il picchiarsi ricorre assai spesso), ma anche quella delle liti e delle percosse in famiglia, soprattutto tra genitori che invece dovrebbero amarsi. C’è anche l’esperienza dell’abbandono: “il male è quando una persona sta con te per tre anni e poi ti lascia” è “un fidanzato che ti lascia”, riferimenti che sembrerebbero testimoniare una certa precocità amorosa.

Ma ci sono ancora i bambini per i quali il male “è una cosa brutta, che ti fa sognare cose brutte e paurose.Quando sono cose paurose mi sento male e quando ti svegli stai malissimo” dice un bambino di Ponticelli, e per un suo compagno “il male mi fa pensare ai miei incubi peggiori. Quando ci penso mi viene da piangere” E ancora, il male “è incontrare le streghe” o “vedere i film dei pagliacci assassini”. Sicchè, “il male è la notte”, “il male è la paura”.

Dal particolare della esperienza personale, misurata sulla scuola e sulla famiglia, si passa poi ad un’idea più ampia di ciò che è male: picchiare, uccidere, rapinare, rubare, prostituirsi, schiavizzare che qualche volta si concretizza in fatti realmente vissuti ( “In questi giorni è successo che nel nostro quartiere hanno ucciso un ragazzo. E questa cosa mi ha molto colpito. Per me una cosa del genere non dovrebbe succedere” scrive una bambina del Rione Sanità, e un bambino, dello stesso rione , per il quale il male sono le botte, spiega: ”Per me le botte sono quando nel nostro quartiere delle persone si picchiano e a volte succede che si arriva ad usare armi e questa cosa non mi piace”), ed altre volte invece prende spunto dalla cronaca nera : il femminicidio, quando un uomo picchia una donna, o le butta l’acido sul viso, l’infanticidio, quando un papà o una mamma uccidono il figlio, il rapimento a scopo di estorsione.

Non si trova traccia, invece, della pedofilia, quasi una sorta di rimozione. Forse vi si riferisce un bambino delle medie di Roma , quando parla dell’ “uomo che ti aspetta dietro l’angolo e ti porta via”.

Se riguardo ai fatti sopra elencati si avverte una partecipazione vera, e direi addolorata, un approccio più distaccato si avverte riguardo ai due grandi mali portatori di morte e distruzione,la guerra e la camorra.

La guerra praticamente non compare tra i mali indicati dai bambini di Scampia, da quelli delle due scuole di Roma , da quelli di Barra. Uno del primo gruppo parla però del nazismo (“quando uno è diverso da te, per esempio ai tempi delle II guerra mondiale quando gli ebrei venivano uccisi, ma pure adesso c’è il razzismo”), ben tre della media di Roma citano l’Isis, senza aggiungere altro, e, senza aggiungere altro, solo un bambino di Barra mette la guerra tra i mali.

Di guerra parlano invece molti bambini di Miano, segno che in classe se ne è parlato. La guerra (“di popoli, nei paesi, sulle città”) è brutta perché distruggono le città e uccidono molte persone, e fa paura, e “quando fanno la guerra io, dice un bambino, sto dentro casa”. Si ricorda più di una volta l’ISIS: “per me il male è l’ISIS perché non solo uccidono persone,ma fanno diventare dei bambini come kamikaze o killer”, “perché distruggono le scuole, le case”, ma soprattutto

perché “ci ha tolto tutti i diritti e anche quello religioso”

La guerra viene ricordata anche da qualche bambino degli altri gruppi.

Quanto alla Camorra, si deve dire che, contrariamente alle attese, la parola compare pochissime volte e solo un bambino di Scampia vi si sofferma avvertendo che “la camorra è una cosa su cui oggi si scherza molto,ma è una cosa seria. Ci sono stati tanti episodi di camorra tipo: la terra dei fuochi, tutti i miliardi di omicidi in tutto il mondo e anche tutti i rifiuti che hanno buttato in mare”.

Ecco allora che, senza nominarla, la Camorra emerge in tutte quelle risposte che collegano il male all’inquinamento dell’acqua e della terra, la distruzione della natura, i fumi tossici, la spazzatura per le strade, l’abbattimento degli alberi, gli incendi dolosi. Risposte frequenti dai bambini dei due quartieri napoletani, che aggiungono la crudeltà verso gli animali.

Non si fa cenno in un contesto camorristico, allo spaccio di droga, il cui uso viene invece ricordato come male da qualche bambino. E questo è interessante , perché il male diventa farsi del male. E infatti: ”Il male è quando una persona si uccide da sola”, è ”farsi male da soli con il fumo e le droghe” e anche “quando una persona non studia e fa male a lui stesso”.

Fin qui, e per grandi linee, il male causato dall’azione umana. Come dicevo all’inizio, il male può non essere conseguenza diretta dell’agire di un singolo o di un gruppo, ma un male sociale, oppure un disastro naturale, una malattia e la morte.

E’ male “non avere diritti e morire di fame e di freddo”; non aver da mangiare e da bere, mentre “noi abbiamo tanto che potremmo offrire a loro”, aggiunge un suo compagno; “il male è quando milioni di famiglie muoiono di fame” o “quando un ragazzo non ha un lavoro”, o “ci sono persone che non lavorano”. Insomma , dice un bambino di IV elementare di Roma, “il male è l’ingiustzia nel mondo”.

E’ sempre un bambino di quella classe che parla invece di eventi anche naturali “il male è la distruzione, il caos, i disastri che non dovrebbero mai accadere”, quali “i terremoti che fanno cadere le abitazioni uccidendo molte persone, le alluvioni”, “un vulcano che esplode”, come dicono bambini di altri gruppi.

La malattia e la morte ricorrono spesso o da soli o nell’elencazione di altri mali, a volte come esperienze personali, altre volte in generale, ed allora è la malattia dei bambini a interessare maggiormente, soprattutto se comporta un ricovero in ospedale: “per me il male è quando un malato non può guarire, e mi dispiace molto anche perché soffre tanto”, “è una bruttissima malattia che non si può guarire”, “il male è la disgrazia di tutti i bambini affetti da malattie incurabili come non poter camminare, essere ciechi, il nanismo, che hanno molti interventi per le loro malattie”, “la sofferenza dei bambini in ospedale”, “una persona che muore come mio padre, perché è morto con una bruttissima malattia”, la morte di uno zio e una zia.

Ai bambini sani, così sensibili alla malattia dei loro coetanei, sembrano rispondere quelli malati del Bambin Gesù: “il male è quando un bambino si ammala ed entra in ospedale”, “è non poter andare a casa e stare qui per curarmi”, “è che devo stare chiuso in questo ospedale senza poter avere le cose belle che ho a casa mia e i miei nonni”, “è stare sempre chiusi con la luce accesa e non vedere il sole”, “è che da quando sono in ospedale sono solo senza i miei amici e non posso giocare a pallone”, “è la solitudine e pensare che nessuno ti vuol bene”.

Ecco, è sulla solitudine che vorrei chiudere questa rassegna perché la solitudine, nella sua dimensione materiale e morale, è l’interfaccia dei tanti mali elencati: della morte o dell’abbandono (non avere la mamma e il papà, non aver una famiglia, abbandonare i bambini,) della povertà e della discriminazione, dell’essere vittime del bullismo, dei litigi che trasformano gli amici in nemici, dei litigi tra i genitori,della mancanza di attenzione e di amore,della cattiveria (Satana) che ti entra dentro, e non riesci a sconfiggere. Sicchè dicono molto più di quanto non sembri quel bambino di Ponticelli per il quale “il male per me e quando mi lasciano da solo a giocare e nessuno mi pensa”, o quella bambina di soli 6 anni di Secondigliano, per la quale “il male è quando non ci sono i sorrisi”.

di Diana Vincenzi