Il Cortile dei dubbiosi

“C’é chi si allontana e viene a bere vino a Cana”, cantava anni addietro Caparezza. Ma oggi, per trovare del buon vino da offrire ai ‘lontani’, non bisogna viaggiare così a lungo. Se l’aria frizzante, come lo spumante, non vi dispiace, ci si può arrestare in terra astigiana, patria del grande Vittorio Alfieri, del musicista Paolo Conte e del biblista Paolo De Benedetti.

Qui è nata, grazie all’équipe del progetto culturale della diocesi di Asti (capitanata da Michelino Musso), un’interessante iniziativa culturale attenta “ai tanti Tommaso restii a credere” (F.Ravinale): il ‘Cortile dei dubbiosi’. Dal 2012 infatti, nella ‘neutrale’ Biblioteca civica, si incontrano e confrontano, sotto lo sguardo attento di migliaia di libri, credenti e non credenti, religiosi e laici, adulti e giovani. Curiosi e rispettosi gli uni degli altri. Senza paure reciproche. D’altronde, secondo l’aforisma di Francesco Bacone che campeggia sulle locandine degli eventi, “se l’uomo vuole cominciare con certezze, allora finirà con dei dubbi; ma se sarà contento di cominciare con dei dubbi, allora finirà con certezze”.

L’anno scorso, non a caso, il filo conduttore è stato quello della ‘Fede’. Quest’anno, invece, anche in seguito alla lettera pastorale del vescovo di Asti Francesco Ravinale, gli incontri si sono concentrati sul tema della ‘Speranza’. Svoltisi nelle ultime due domeniche di Marzo, ed intitolati ‘Leggere la speranza’ e ‘Costruttori di speranza’, hanno entrambi attirato la nostra attenzione. Il secondo – che ha avuto come protagonista il fondatore del movimento per la ‘Decrescita felice’ Maurizio Pallante -, in quanto strettamente legato alle tematiche sviluppate nel recente ‘Cortile degli Studenti’ svoltosi a Roma. Il primo, poiché ha visto come protagonisti degli studenti e delle studentesse: i ragazzi della classe III^ A del liceo classico ‘Vittorio Alfieri’ di Asti.

Ormai alle soglie dell’esame di maturità, Tiziano, Giovanni, Ilaria, Veronica, Amedeo, Silvia, Valeria, Kadrion, Adele, Filippo, Marta, Laura, Bianca e Federico si sono cimentati in una serie di variazioni sul tema, per poi sottoporre il frutto delle loro riflessioni a Duccio Demetrio, docente di ‘Filosofia dell’Educazione’ all’Università di Milano ‘Bicocca’: “le parole di questi ragazzi sono segni speranza, segni di esistenza, tensioni verso la vita” – ha riconosciuto infine il filosofo. D’altronde, ha spiegato la professoressa Fedra Besso, l’obiettivo era quello di “guardarsi dentro e interrogarsi su ciò che per un ragazzo di oggi sia la speranza. In merito, i miei allievi hanno visioni discordanti, anche di molto, ma la cifra comune, a mio giudizio, è quella dell’inquietudine per il loro futuro, che a volte non sanno immaginare. Tutti, pur in contesti a volte problematici, concordano con l’idea che la speranza sia una virtù operativa, concreta, fattiva, possibile”.

Lo stesso vescovo Ravinale, dopo un significativo intervento in cui ha voluto confidare, e confessare, le proprie personali e giovanili tensioni con la speranza, ha affermato: “Sono stato provocato dalla speranza, oggi. Vale la pena di sperare, quando ci sono dei ragazzi come quelli che abbiamo ascoltato: mi sono detto che avrei proprio bisogno di sentirli di più. Loro mi insegnano”. Anche per questo incontrerà ‘i ragazzi della III A’ il prossimo lunedì 26 maggio: per continuare ad imparare, come ripete spesso Papa Francesco, dal loro fiuto. Cominciamo noi per primi, dunque, a seguirne le tracce lasciate nei commenti…

sergioventura@cortiledeigentili.com