Il Cortile a Berlino

26-11-2013

Berlino

 

Martedì, 26/11/2013

Ore 14.00 Colloquio con la stampa al municipio Rotes Rathaus

ore 15.00-18.00

Saluto al palazzo municipale

Klaus Wowereit (Sindaco di Berlino), Rainer Maria Kardinal Woelki (Arcivescovo di Berlino), Arcivescovo Robert Zollitsch (Presidente della CET)

seguito dall’evento:

  1. Se non c’è Dio, tutto è lecito”  (Dostoevskij) ossia dell’umanesimo etico con e senza Dio

Dialogo – in cooperazione col Senato di Berlino

Tra le accuse ricorrenti dei cristiani nei confronti degli atei c’è la tesi che un ateismo non solo diminuisce gli atteggiamenti etici e morali ma porta anche alla loro decadenza e al loro scioglimento. Quest’accusa ha significativamente contribuito alla tensione tra la fede in un Dio e l’umanesimo ateo. Qual è il rapporto tra l’etica e la fede in Dio? Come si spiega la riduzione della religione all’etica che sembra attuarsi in questo dilemma, e che cosa significa?

Partecipanti: Prof. Dr. Hans Joas (a), Prof. Dr. Herbert Schnädelbach (a), moderazione: Prof. Dr. Christoph Markschies (i)

Luogo: Municipio Rosso

 

Mercoledì, 27/11/2013

 Ore 10.00 -12.00

  1. “L’uomo come designer della creazione”

Auto-formazione dell’uomo, antropotecnica, genetic engineering transumanistico – ecco alcune parole chiave per segnalare lo sviluppo mozzafiato di ricerca e tecnica rispetto all’uomo. Designer della creazione oppure creatura creativa di Dio? L’antichissimo dibattito sulla domanda: “Che cos’è l’uomo si riformula in modo nuovo e drammatico, dove i naturalisti pretendono diritti esclusivi all’interpretazione sovrana, dove le biotecnologie eliminano le frontiere di tutto ciò che è “fuori disposizione” e si screditano in modo permanente le auto-interpretazioni religiose dell’uomo.

Partecipanti: Moderazione N.N., Peter Bieri (i), Ulrich Lüke (a), Svante Pääbo (i) e Christiane Woopen (i).

Luogo: Charité / aula Langenbeck-Virchow Haus

Tra ore 15.00 – 17.00

  1. “La religione alla ribalta del teatro”

Una controversia sul rispetto reverenziale e il superamento dei limiti, la blasfemia e la libertà artistica

La religione si trova di nuovo alla ribalta: come espressione vigorosa del desiderio di redenzione, come un bussare timido a Dio alle frontiere reali e recitate tra religione e le cose secolari, e come infrazione del tabù e superamento dei limiti. Qual è la situazione della religione sulla scena teatrale d’oggi, e che cosa significa questo per il teatro moderno nella tradizione della libertà “giocoliera” e del gioco sacro?

Luogo: Deutsches Theater  / Großer Saal

Partecipanti: Dr. Gabriele Brandstetter (moderazione), Nike Wagner, Rüdiger Safranski, Florian Lutz (a), Heinrich Deterin(a)

  ore 20.00 – 22.00

  1. “Credi ciò che sai – o sai ciò che credi? Una processione discorsiva per credenti e non-credenti tra le sculture del Bode-Museum”

Per studenti delle scuole secondarie e studenti universitari in cooperazione con le Accademie delle arti e della musica di Berlino.

Le sculture profane e sacrali del Bode-Museum rappresentano in modo straordinario le varie espressioni e sfumature della gestualità e degli atteggiamenti esistenziali di credenti e non-credenti. La coreografia di processioni e rappresentazioni di pezzi teatrali e dialoghi in tutti gli ambienti del Bode-Museum cerca, in mezzo alle sculture, il legame concreto e vissuto della musica e dell’arte per favorire lo scambio colloquiale tra i credenti e gli atei, senza negare le contrapposizioni.

Partecipanti: Peter Gößwein, Nina Hoss (i), Johannes B. Kerner (i)

Luogo: Bode-Museum sull’isola dei musei

Giovedì, 28/11/2013

ore 9.00

Colloqui politici

Nella Parlamentarische Gesellschaft (Riunione dei parlamentari) con parlamentari “critici della religione”.

Riflessione e presentazione del Card. GIANFRANCO RAVASI relativa il prossimo Cortile di Berlino.

 

GERUSALEMME versus BERLINO?

Che cosa può esserci in comune tra una città secolarizzata, segnata da mode persino provocatorie, da una vitalità frenetica e addirittura disordinata come è Berlino, e una città ieratica, sacrale, arcaica e fin immobile nei secoli come Gerusalemme? Eppure uno spazio comune lo si può ritrovare, anche se lo esprimiamo con una terminologia di difficile decifrazione: è proprio quel “Cortile dei Gentili” che a Gerusalemme era la parte del Tempio biblico aperta anche ai “pagani”, agli stranieri, ai diversi.

Ebbene, l’Arcivescovado di Berlino, la Conferenza Episcopale Tedesca e il Pontificio Consiglio della Cultura hanno pensato di insediare un analogo “Cortile” proprio nella laica capitale della Germania unita, gettando così un ponte tra storia e presente e tra sacro e profano. Dopo tutto, nel suo famoso film del 1987, Wim Wenders ha voluto far volare nel cielo grigio di Berlino proprio un angelo, pronto persino a perdere le ali della sua immortalità per stare vicino a un’artista di circo bisognosa di sostegno, ricalcando la vicenda di un altro ex-angelo, anch’egli sceso in questa città apparentemente così scettica.

Il “Cortile”, a differenza del Palazzo del potere politico e del Tempio religioso, non ha filtri d’ingresso, portali bloccati, soffitti e cupole, ma si distende libero sotto il cielo, lasciando che le parole s’incrocino, i venti soffino e, accanto al credente, si incontri anche chi è senza nessun Dio. Eppure, entrambi sono persone che si pongono le domande sul senso della loro vita; ciascuno di loro cerca una guida morale, si interroga sull’universo che lo circonda, si affida alla scienza e alla tecnica, ama l’arte, si schiera politicamente o cade nell’indifferenza.

Ecco perché nel “Cortile dei Gentili” questo spazio simbolico impiantato a Berlino in diverse sedi – il Municipio Rosso, la Charité, il Deutsches Theater, il Bode-Museum, la Parlamentarische Gesellschaft –, si ritroveranno a dialogare, a confrontarsi, forse anche a scontrarsi credenti cristiani e non credenti o diversamente credenti attorno ai temi radicali dell’essere e dell’esistere. E, alla fine, in una sorprendente coreografia, essi si comporranno in una duplice “processione discorsiva” tra le sculture del Bode-Museum, non certo per intonare un comune inno, ma per rappresentare in modo visivo il significato profondo del diá-lógos, ossia dell’incrocio – dià – tra due lógoi, “discorsi”, con una loro identità, dignità e profondità, ma capaci di arricchirsi reciprocamente.

Con questo spirito, testimoniato in maniera appassionata anche da Papa Francesco, da Roma, la città della classicità e del cristianesimo, anch’io sarò ben felice di unirmi a questo incontro nella metropoli che incarna le ferite tragiche del secolo scorso, ma nello stesso tempo la rinascita e le grandi attese della Germania e della stessa Europa.

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